Un viaggio nel cuore dell’uomo e nel destino della forma plastica. Ecco il senso profondo della grande mostra di Giuliano Vangi, curata da Gabriele Simongini ed in programma a Roma nei due padiglioni di MACRO Testaccio dal 19 ottobre 2014 al 18 gennaio 2015, con l’allestimento progettato da Mario Botta e l’organizzazione dello Studio Copernico di Milano. Ne saranno protagoniste trenta sculture, molte delle quali di grandi dimensioni ed una trentina di disegni che presenteranno un Vangi sorprendente, rivolto alle ultime generazioni con la sua potente riflessione scultorea sul rapporto uomo/natura/società, anche in termini di violenza e prevaricazione.
Vangi, già Praemium Imperiale per la scultura nel 2002 e considerato il più grande scultore figurativo italiano contemporaneo, torna ad esporre a Roma dopo una lunghissima assenza con una mostra importante: l’ultima di ampio respiro è stata quella all’Istituto Italo-Latino Americano, nel lontano 1978. La mostra punta soprattutto sulle sue opere degli ultimi dieci-undici anni, ben 28 sulle 30 complessivamente esposte, oltre ai disegni. E ben undici sculture sono state realizzate nel 2014, alcune delle quali appositamente per MACRO Testaccio.
Come scrive Simongini nel catalogo pubblicato da Silvana editoriale, « parafrasando Pasolini, si può dire che la scultura di Vangi ha la forza di rivelare, in tempi dominati invece dall’oscurità dell’oblio, “la scandalosa forza rivoluzionaria del passato”, della memoria, della tradizione. Lo scultore toscano tenta di affermare plasticamente lo “scandalo” del grande racconto intorno all’uomo, al suo destino, costituito sulle rovine del progetto modernista e della frammentazione postmoderna. Vangi ha il coraggio di chiamare in causa la tensione dell’epico, del mitico, del tragico, parole e concetti oggi cancellati e negletti ».
Eccezionalmente l'esposizione sarà arricchita dall’allestimento di un grande architetto come Botta, che da tempo segue il lavoro di Vangi. Nota a questo proposito Simongini: « Giuliano Vangi mette in campo una potente intensificazione della realtà umana e sociale con una polifonia emozionale e realizzativa che non ha eguali nell’attuale panorama artistico. Questa vocazione polifonica è esaltata dal misurato e poetico allestimento progettato da Mario Botta per i due padiglioni di MACRO Testaccio, in un serrato dialogo con Vangi che illumina ed accompagna anche la profonda coerenza del suo percorso. Ecco allora la coesistenza in tensione fra i due grandi spazi popolati dalla cosmogonia di Vangi, l’uno più drammatico e percorso dalla presenza costantemente allarmante della violenza, l’altro più lirico ed incentrato sul rapporto uomo-natura, quel capitolo fondamentale della nostra avventura nel mondo che soprattutto oggi assume un rilievo decisivo per la sopravvivenza di un equilibrio plurimillenario seriamente minacciato dal virus “uomo” ».
Fra i lavori esposti spiccano bronzi di dimensioni eccezionali come “Veio” (2010), tre imponenti graniti (“Persona”, “Granito rosso” e “Ulisse”), una scultura di impatto sconvolgente sul tema tragico e quanto mai attuale della decapitazione come “C’era una volta” (2005), un ciclo inedito di grandi opere a due facce, che fanno dialogare scultura e pittura (“La bruma del mattino”, “L’uomo”, “L’uomo che corre”, tutte del 2014), tre marmi bianchi sul rapporto donna-mare (2014), la bellissima “Ragazza con capelli biondi” (2014), in legno di tiglio dipinto e il bronzo "2011", di un realismo impressionante, con uno dei tanti "indignados" che dalla Spagna diedero il la ad un travolgente movimento di protesta internazionale.
Il catalogo Silvana editoriale, oltre al saggio di Gabriele Simongini, contiene testi di Luca Beatrice e Daniela Ferrari, un’intervista di Alberto Fiz a Vangi e Botta, le opere esposte ed una sezione fotografica dedicata all’allestimento di Botta.
In mostra sarà proiettato un documentario dedicato a Giuliano Vangi e realizzato da Raffaele Simongini.
INAUGURAZIONE: SABATO 18 OTTOBRE, ORE 18
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